In Spagna è stata disarticolata una cellula jihadista formata da 5 individui tutti di nazionalità algerina operante a Madrid e Barcellona.
Il gruppo, con a capo un 25enne algerino reduce dalla Siria, era in procinto di entrare in azione con machete, armi bianche e pistole calibro 9.
Gli arresti sono stati compiuti quando gli esperti dell’antiterrorismo hanno scoperto che la cellula era pronta a compiere attacchi letali, particolare emerso da intercettazioni durante le quali i sodali parlavano di diventare martiri e lo “sceicco” aveva già concordato il prezzo per acquistare un Kalashnikov. Secondo fonti di inchiesta, il gruppo avrebbe pagato ben 2.500 euro per ottenere l’arma.
Gli agenti della CGI sono arrivati alla completa individuazione della cellula seguendo le tracce lasciate da altri tre jihadisti algerini a loro volta tratti in arresto a gennaio, sempre a Barcellona.
Dopo l’operazione di inizio anno, era stato localizzato il leader, chiamato “lo Sceicco” giunto in Spagna solo un paio di mesi dopo gli altri sodali, e solo a quel punto aveva contattato il resto dei sospetti. A capo della cellula era un algerino di 25 anni entrato in Spagna via Patera, un altro ingresso prediletto dai militanti jihadisti, che ne fanno accesso travestiti da immigrati e/o rifugiati. L’algerino era rientrato dal teatro di guerra mediorientale dove aveva militato nelle fila del Daesh.
I detenuti hanno avuto l’aiuto di un soggetto che, dall’Algeria, ha coordinato le misure di sicurezza dei nuovi arrivati in Spagna per non essere scoperto dai Servizi di Sicurezza, nel 2016 è stato arrestato in Turchia quando ha cercato di entrare in una zona di conflitto Per entrare Daesh, ha lavorato come rapitore, era già stato imprigionato anni prima in Algeria. A parte il capo della cellula, gli altri quattro membri erano in Europa da anni e si erano ben integrati nel tessuto sociale per non insospettire le forze di sicurezza.
Tutti, indistintamente, erano impegnati nella perpetrazione di reati minori, scippi rapine e spaccio, allo scopo di autofinanziare la sopravvivenza del gruppo terroristico.
L’operazione svolta in Spagna ha visto la partecipazione del Centro nazionale di intelligence spagnolo CNI, dell’FBI statunitense e dell’Europol e potrebbe avere ulteriori seguiti.
Gli indagati non avevano alcun obiettivo specifico o un piano d’azione concreto, ma il giudice del Tribunale nazionale Joaquín Gadea ha ritenuto che ci fossero elementi sufficienti per l’arresto. I passi compiuti dal capo-cellula per acquisire un fucile d’assalto sono stati decisivi.